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“Combat Comics” : la nostra recensione

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(“Combat Comics”, il “tavolo delle autoproduzioni” – foto di Irene Carmassi)

di Virginia Tonfoni

Sappiamo che il Teatro Officina Refugio è uno spazio molto versatile, dove a ogni stagione – è occupato da 7 anni – si notano nuovi lavori di ristrutturazione, accorgimenti tecnici e rinnovati dettagli che lo rendono ancor più funzionale.

Giovedì scorso per l’inaugurazione della 1ª edizione del Combat Comics, micro festival sul fumetto di denuncia e realtà, per esempio, si presentava come una galleria. Nello spazio del foyer hanno infatti esposto le loro tavole Silvicius, giovane illustratrice bolzanina, che ha presentato Sons of Chernobyl, “un’inquietante e ironica riflessione su ciò che saremmo potuti diventare o che diventeremo dopo le catastrofi atomiche” e Fecciax che ha raccolto i suoi disegni a matita sotto il titolo di Innocent Killers. Giusto prima di entrare in sala, su una grande parete bianca, è stata proiettata la videomostra A century of animation tributo a quelle creazioni illustrate che grazie all’animazione sono divenute una realtà cinematografica, ideata e curata da Takko.

Un TOR con un aspetto underground ma polifunzionale, quello che accoglie la prima edizione di questa manifestazione. Come precisano i ragazzi del collettivo, «già in passato il Refugio aveva dialogato con la Nona Arte ma, questa volta, l’assemblea ha deciso di creare una kermesse di 4 giorni dedicata al fumetto di denuncia e realtà, per rivendicare la dignità artistica che questo genere illustrato sta solo da pochi anni guadagnandosi in Italia».

Gli incontri tenutisi all’interno del teatro, sono iniziati con Silvia Rocchi, giovane illustratrice pisana, e la presentazione di Certe notti non accadono mai, la biografia a fumetti di Alda Merini, pubblicata quest’anno da Becco Giallo. Intervistata da Alessia Cespuglio, attrice ed entusiasta lettrice della poetessa milanese, Rocchi ha spiegato a un pubblico attento la genesi del suo lavoro: contattata dagli editor della casa padovana per prestare la sua matita per la vita della poetessa, Silvia decide di narrare in immagini due storie parallele, la vicenda del quotidiano e il suo controcanto poetico. Realtà che si traducono sulla carta in una scelta cromatica più forte, fatta principalmente di rossi, per la parte della creazione letteraria e di colori più tenui per la narrazione della vicenda umana. Il risultato è la declinazione grafica dell’effetto straniante della poesia della Merini, una sorprendente opera prima.

Manfredi Giffone, sceneggiatore della mastodontica opera Un fatto umano, illustrata da Fabrizio Longo e Alessandro Parodi, e pubblicata da Stile Libero Einaudi, si è seduto sul palco con Luca Modesti (uno degli art director del Combat Comics) per presentare la graphic novel che racconta della lotta portata avanti da Falcone, Borsellino e dal pool antimafia. Un lavoro di documentazione giornalistica minuziosa (raccolto nelle 80 pagine di bibliografia) e di scrittura che ha impegnato Giffone per ben 7 anni. Gli illustratori hanno fatto una scelta grafica di zoomorfizzazione per portare sulla pagina quasi 200 tra personaggi principali e secondari, e benché la storia fosse violenta e difficile da raccontare, Giffone ci tiene a precisare che non ha subìto tagli in sede di editing, visto che gli editori avevano garantito di pubblicare tutto ciò che fosse dimostrabile e documentato. L’autore, che presenta il suo libro con una determinazione e precisione degna di un veterano delle lettere, ci trascina nel ricordo di uno dei capitoli più cupi e scomodi della storia italiana. Qualcuno dal pubblico osserva come nelle sue 370 pagine, il racconto non perda mai di suspense tanto che il lettore arriva a sperare in un finale diverso, come se la storia, quella vera, non fosse mai successa: la graphic novel è una cronaca fedele dei fatti, ma si legge come un romanzo e il suo proposito di romanziere è così compiuto.

La presentazione successiva vede protagonisti Tuono Pettinato e Francesca Riccioni, che intervistati da Virginia Tonfoni (che scrive anche quest’ articolo) hanno presentato al pubblico il loro ultimo lavoro Enigma. La strana vita di Alan Turing, pubblicato da Rizzoli Lizard e già recensito da Radio Cage in occasione del suo lancio al Lucca Comics. Si torna così all’approccio biografico che ha anche il libro di Silvia Rocchi, per la vicenda umana drammatica del matematico inglese, che il tratto pop di Tuono Pettinato sa rendere più leggera e accessibile al pubblico di ogni età. Gli autori saranno presenti in città anche il 12 dicembre in occasione del reading del fumetto al Teatro C.

Tutte le presentazioni si svolgono in un’atmosfera informale, la partecipazione del pubblico è attiva e attenta alle immagini tratte dai fumetti che, proiettate sul fondo del palco, lo immergono completamente nella realtà esposta al tavolo degli autori invitati.

La serata prosegue con gli autoctoni Paguri, al secolo Daniele Caluri e Emiliano Pagani, illustratore il primo e sceneggiatore il secondo, famosi per il loro lavoro sul mensile cittadino di satira, Il Vernacoliere che, presentati da Enrico Battocchi, hanno spiegato al pubblico la genesi di Nirvana, gira la ruota e vivi un’altra vita, la serie umoristica lanciata dalla Panini Comics, della quale uscirà il secondo numero a gennaio. Il protagonista della serie è Ramiro, summa del piccolo furfante all’italiana, le cui canagliate hanno effetti inattesi e devastanti sulla propria vita e il registro, come d’abitudine, tutt’altro che perbenista. Ma ormai le obiezioni di Panini, che anni fa aveva chiesto agli autori di “smussare i toni” rispetto ad alcune strisce di Don Zauker, altra creazione dissacrante del duo, sembrano lontane, visto la forte richiesta di arretrati del primo numero di Nirvana, che ha convinto la casa editrice a seguire con la pubblicazione.

Il venerdì è il giorno dell’autoproduzione e salgono sul palco gli autori dei fumetti e della fanzine di Lo-Fi Comics, (Champa, il Brucio e Fabio Monster), che presenta i suoi quattro titoli, Carne, La mano di dio, Viaggio nel tempo e Il paese degli stronzi. Champa, illustratore di quest’ultimo, spiega che “sono tutti fumetti impregnati di realtà, talvolta cruda, ma necessaria”. Tra i progetti presentati dal collettivo, in vendita al bancone allestito nel foyer del TOR, Carne, raccolta di racconti a sfondo pornografico, nei quali i quattordici autori di Lo-fi Comics si sono espressi liberamente nel tema, e che cattura subito l’attenzione con la sua copertina fotografica di Jacopo Benassi. A rappresentare Lamette Comics, “la comic production più rozza d’Italia sul punk e sulla cultura autodistruttiva degli sporchi giovani”, c’è Rocco Lombardi. È presente Andrea Balducci per Mescalero Crew, etichetta musicale indipendente spezina che collabora con Lo-fi e ANTIFA!nzine, con Alex Tirana, che intrattengono il pubblico dando vita a un animato dibattito sulla realtà delle fanzine indipendenti e della produzione illustrata dal basso. “La vera motivazione, -spiegano quasi all’unisono- che ti spinge a fare, non sono i soldi, ma l’intenzione”. Alex Tirana chiosa quest’affermazione spiegando che “Sì, si tratta di progetti no-profit che però ti lasciano libertà assoluta”. Pur riconoscendo che è stancante non ottenere nessun riconoscimento, talvolta non solo economico, valutano positivamente la loro libertà, vero motore che li spinge ad autopubblicarsi. Alla tavola anche Aka b, che pur provenendo dalla realtà dell’autoproduzione- il suo primo progetto collettivo fu finanziato con un milione “delle vecchie lire” investito dalla madre di uno degli illustratori- è oggi autore di Logos Edizioni, e ricorda come l’autoproduzione sia “contenitore di antagonismo, una possibilità alternativa rispetto a quella fornita dal canale della produzione editoriale”. Vero artista poliedrico (ha all’attivo due lungometraggi, uno dei quali selezionato alla 60ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia) il milanese ha presentato la sua ultima opera, Come Un Piccolo Olocausto (Logos, 2012). Si tratta di ventitre racconti illustrati “L’editore voleva un libro di sole illustrazioni, ma io sono interessato alla narrativa” dice, come a lasciar intendere che il rispetto della volontà e l’intenzione artistica dell’autore sono condizioni imprescindibili per accettare una proposta editoriale.

La serata di sabato si apre con Rocco Lombardi e Simone Lucciola, già colleghi di Lamette, che accompagnati dal prof. Luca Falorni presentano Campana, libro illustrato sul poeta Dino Campana, figura chiave della poesia italiana del ‘900. Falorni ricorda il tardo e decisivo interesse della critica e del mondo delle lettere per il poeta di Marradi, e gli stessi autori confermano come la biografia romanzata di Sebastiano Vassalli gli abbia guidati, ma non sia stata considerata come fonte d’ispirazione perché troppo lontana dal resoconto realistico. Per il loro libro, Lucciola e Lombardi, entrambi illustratori, “montano” poesie emblematiche e atti ufficiali (sentenze della polizia, certificati dei manicomi dove il poeta fu rinchiuso) e illustrazioni che riflettono il loro stile abituale -tratto graffiato su foglio nero, nel caso di Lombardi e disegno a pennarello in quello di Lucciola- spiegando come uno stile narrativo convenzionale non si adattasse alla vicenda di Campana. La figura del poeta così illustrata, senza filtri narrativi né nozionistici, viene offerta al lettore nella sua dimensione di genio dannato e tormentato ma anche di poeta altissimo.

Più tardi è la volta di Alberto Pagliaro, illustratore fiorentino, autore de I figli della schifosa, una raccolta di storie partigiane apparse su “Il Vernacoliere” e della serie La mano, scritta dal francese Philippe Thirault, la storia dell’amicizia tra cinque giovani sessantottini che decidono di abbracciare la lotta armata, entrambi editi da BDcomics. L’autore spiega, incalzato dalle domande del prof. Michele Cecchini, che è anche scrittore, come in entrambi i casi si tratti di storie inventate e, come ne La mano abbia voluto raccontare la storia di un’amicizia e delle scelte individuali che inevitabilmente portano a distruggerla. Pagliaro conferma “Ho imposto io il taglio fortemente critico verso il terrorismo, con lo sceneggiatore e gli editori, visto che la Francia spesso ha una posizione meno dura rispetto all’esperienza brigatista”. Aggiunge poi che lavora molto con i vicini d’oltralpe, “Si tratta di un contesto professionale retributivo e serio”, spiega.

Sabato sera il teatro registra il tutto esaurito con la presenza di Federico Frusciante, vera celebrità per i cinefili livornesi, che in un dirompente talk-show diretto da Alessandro Izzo dei Licaoni, gioca prima con il pubblico a indovinare, attraverso una serie d’indizi, un supereroe misterioso, per tracciarne in seguito il ritratto della sua coscienza politica. Due ore di dissacrante analisi dei supereroi cinematografici che terminano con la sentenza di Frusciante che vede Superman come “casiniano”, Batman come “forzitalino”, e Captain America “rutelliano”.

La domenica di chiusura si apre sonnacchiosa e si popola poco a poco di qualche curioso e di molti fans dei Mandrake. Durante la kermesse è stato allestito un angolo per il Combat Contest, concorso per la locandina della prossima edizione del festival e presto arriverà il momento di aprire l’urna delle illustrazioni. In sala il frontman dei Mandrake, appare per magia sul palco e gli altri musicisti lo raggiungono. Un pop caldo e avvolgente invade la sala gremita di spettatori e il foyer, dove il concerto viene riproiettato. Ci godiamo la chiusura del Combat Comics nel salotto rivoluzionario del TOR e attendiamo la prossima edizione.

(Silvia Rocchi al “Combat Comics”, foto di Irene Carmassi)


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